ACIDOSI
È
quello stato patologico che si verifica nell'organismo per l'accumulo di acidi
in eccesso o per la diminuzione eccessiva di alcali, comunque a causa della
rottura dell'equilibrio acido-basico con prevalenza degli acidi. All'inizio
l'acidosi può essere asintomatica; poi si manifestano gradualmente
depressione dello stato generale, mal di testa, inappetenza, alito acetonico
(odore di mela), respiro profondo senza che la pelle diventi bluastra;
aggravandosi l'acidosi, subentrano nausea, vomito, diarrea o stitichezza,
rigidità dei muscoli addominali, tachicardia, vertigini, sonnolenza.
L'acidosi può essere provocata da deviazioni del ricambio a causa di
digiuno prolungato, febbre, ipertiroidismo, vomito, diabete mellito; oppure
proviene da eccessiva sudorazione, strapazzo muscolare, gravidanza, malattie
infettive febbrili, infiammazioni acute dei visceri addominali, malattie renali
in fase avanzata, insufficienza respiratoria.
ALCALOSI
È quello stato patologico che
si verifica nell'organismo per l'accumulo di alcali in eccesso o per la
diminuzione eccessiva di acidi, comunque a causa della rottura dell'equilibrio
acido-basico con prevalenza degli alcali. I sintomi sono: mal di testa, sete
intensa, inappetenza, aumento dell'irritabilità muscolare, irrequietezza,
lingua arida, respiro superficiale, nausea, vomito, diarrea, urina abbondante.
L'alcalosi vera e propria è provocata da un disturbo del ricambio in
conseguenza di vomiti ripetuti, gravi diarree, terapie intensive a base di sali
diuretici o di alcali, intossicazioni, ecc. Esiste anche una alcalosi
respiratoria che consiste in una forte perdita di acido carbonico. La sua causa
più frequente è la respirazione eccessiva di origine emotiva o
isterica; altre volte di origine nervosa, oppure in conseguenza di febbre
elevata o di forte calore ambientale.
AVITAMINOSI
Sono stati morbosi provocati da
carenza (cioè insufficienza) di una o più vitamine. Si designano
con la lettera distintiva delle vitamine carenti.
AVITIMINOSI A
Si manifesta con disturbi
visivi che consistono in diminuzione della capacità di adattamento
all'oscurità, emeralopia (cecità alla luce crepuscolare),
xeroftalmia (stato di secchezza con atrofia della congiuntiva, che rende opaca
la cornea), secchezza della pelle e delle mucose, disturbi nella crescita dei
denti.
AVITAMINOSI B1
O beriberi, è la
malattia tipica di chi si alimenta quasi esclusivamente di riso non brillato,
quindi è più frequente in alcune popolazioni dell'Estremo Oriente.
I primi sintomi sono costituiti da disturbi di tipo neurastenico: astenia,
cardiopalmo, dolori muscolari, poi formicolii e diminuzione della
sensibilità cutanea; infine edemi, disturbi digestivi, cardiaci e segni
di polinevrite.
AVITAMINOSI B2
Detta anche ariboflavinosi,
è caratterizzata essenzialmente da lesioni oculari e cutanee. Le lesioni
all'occhio provocano fotofobia (insofferenza per la luce viva), diminuzione del
potere visivo, bruciore agli occhi, sensazione di sabbia
nell'occhio.
Le lesioni cutanee consistono in:
fessurazioni agli angoli della bocca; infiammazione della lingua che diventa
liscia, lucida, rosso-violacea; desquamazioni al volto con piccole croste,
soprattutto attorno alle narici.
AVITAMINOSI B12
Provoca l'anemia perniciosa di
Biermer o anemia di Addison che presenta un insieme di sintomi: depressione
dello stato generale, palpitazioni, difficoltà di respiro, pallore
intenso spesso associato a lieve ittero (pelle giallastra), inappetenza, vomito,
diarrea, dolori addominali, infiammazione della lingua, atrofia della mucosa
gastrica, formicolii alle gambe, difficoltà di camminare soprattutto
nella oscurità, globuli rossi ovali e di grandi dimensioni ma poveri di
emoglobina.
AVlTAMINOSI C
Provoca lo scorbuto, che si
distingue in scorbuto infantile e scorbuto dell'adulto. Quello infantile si
osserva nei lattanti fra i 6 e i 12 mesi nutriti artificialmente (latte
pastorizzato, condensato o in polvere, farinate) senza un rapporto suppletivo di
vitamina C. La malattia è caratterizzata dal fatto che il bambino assume
una posizione tipica (immobile, steso sul dorso, con le cosce in semi-flessione
e in addizione) e piange appena lo si tocca a causa del dolore provocato;
l'estremità inferiore del femore è tumefatta e molto dolente per
una emorragia ossea; si manifestano anche petecchie, cioè emorragie
cutanee caratterizzate a piccole macchie rosso-violacee, di dimensioni da una
testa di spillo a una lenticchia; se la dentizione è presente, si
verifica una gengivite; a volte si riscontrano anche ritardo della crescita e
febbre.
Nell'adulto, lo scorbuto si osserva dopo
5-6 mesi di alimentazione carente di vitamina C perché costituita
soprattutto da prodotti conservati (campi di concentramento, in individui che
trascurano i pasti cucinati, la frutta e in special modo gli agrumi, ecc.). I
sintomi sono costituiti da gengivite, emorragie (petecchie soprattutto ai
ginocchi e alle gambe, emorragie dolorose al polpaccio, alla gamba e al femore)
e globuli rossi più piccoli del normale (anemia
microcitica).
AVITAMINOSI D
Nel bambino provoca il
rachitismo, nell'adulto l'osteomalacia. Il rachitismo presenta i seguenti
sintomi: cranio grosso con prominenza delle bozze frontali, ritardo nella
chiusura delle «fontanelle» (cioè nella sutura delle ossa
craniche, se il rachitismo insorge dopo il 5°-6° mese), prima
dentizione ritardata, disordinata, incompleta, denti che si cariano facilmente,
torace svasato in basso e sporgente in avanti, deviazione della colonna
vertebrale (cifosi, lordosi e scoliosi), bacino ristretto, deformazioni delle
gambe e delle braccia. L'osteomalacia, come il rachitismo, può
manifestarsi in forma lieve. Nelle forme più o meno gravi, inizia con
dolori localizzati alla schiena, al torace, alla regione sacrale, alla radice
delle braccia e delle gambe.
Poi i dolori aumentano
e i movimenti li inaspriscono, le ossa si rammolliscono e, nelle forme gravi,
quelle della colonna vertebrale, del torace o del bacino a poco a poco si
incurvano.
Infine i dolori che derivano
dall'osteomalacia cessano, la colonna vertebrale resta rigidamente deviata in
cifosi (cioè a convessità posteriore) e il torace diventa globoso,
stretto, appiattito in senso trasversale. L'avitaminosi D proviene da
un'alimentazione carente non solo di questa vitamina (che è la più
scarsa in natura), ma anche delle sostanze necessarie alla sua sintesi da parte
dell'organismo umano (provitamine D). Un fattore molto importante di avitaminosi
D è pure l'insufficiente esposizione della pelle ai raggi ultravioletti
solari, necessari per la sintesi della vitamina D. Anche i disturbi digestivi
possono favorire questa avitaminosi, quando impediscono l'assorbimento
intestinale della vitamina D.
AVITAMINOSI K
Si manifesta con un difetto
della coagulazione del sangue che, nelle forme gravi, presenta un insieme di
sintomi emorragici. Infatti la vitamina K è utilizzata dal fegato per la
sintesi della protrombina, una delle sostanze che hanno una parte di primaria
importanza nella coagulazione del sangue. Di norma, l'avitaminosi K non si
produce anche se gli alimenti che la contengono (verdura cruda, specialmente
spinaci e cavolo) sono assenti dall'alimentazione; ma può manifestarsi
nel bambino al di sotto del 6° mese se la madre che lo allatta è in
stato di carenza K; oppure in individui che presentano un ittero per occlusione
delle vie biliari, una insufficienza epatica grave, una sprue, una colite
ulcerosa, una fistola gastro-colica e altre malattie
intestinali.
AVITAMINOSI PP
Provoca la pellagra,
cioè un insieme di sintomi caratterizzati da infiammazione della pelle
(dermatite) nelle parti esposte alla luce, infiammazione della bocca e della
lingua, diarrea e, in fase avanzata, demenza. L'avitaminosi PP, dovuta anche a
una prolungata carenza di provitamine PP si osserva in forma sporadica in
individui ad alimentazione troppo uniforme, senza verdure crude, con pochissime
proteine, poco latte e latticini; in forma endemica nei paesi dove il regime
alimentare è costituito quasi esclusivamente da granoturco, segala e
miglio; in forma epidemica nell'alimentazione di guerra, soprattutto per
restrizioni generalizzate delle carni. La pellagra endemica è grave
malattia sociale in quelle popolazioni africane, asiatiche e sudamericane dove
il consumo di proteine animali (carne, pesce, uova, latte e latticini) è
molto scarso, e quello di proteine vegetali (fagioli, piselli, ceci, lenticchie,
ecc.) spesso insufficiente.
DIABETE MELLITO
È una malattia cronica dovuta
a un disturbo del ricambio dei carboidrati e caratterizzata da aumento di
zucchero nel sangue (iperglicemia) ed emissione di zucchero nelle urine
(glicosuria).
Quando è di lieve
entità, il diabete mellito spesso non presenta alcun sintomo, ma
l'analisi delle urine lo rivela perché si riscontra glicosuria. In stadio
avanzato, la malattia è frequentemente accompagnata da depressione dello
stato generale, aumento della sete, delle urine, dell'appetito e dimagramento.
Le complicazioni sono numerose: cutanee (prurito, generalmente localizzato agli
organi genitali e più frequente nelle donne, foruncolosi, dermatosi con
eritema e desquamazione, ecc.), oculari (retinite, cataratta), cardio-vascolari
(angina di petto, infarto del miocardio, ipertensione arteriosa, gangrena degli
arti), polmonari (tubercolosi), nervose (nevralgie, polinevrite, disturbi
neurovegetativi, impotenza e frigidità).
Il
diabete mellito è soprattutto una malattia dell'età matura e della
vecchiaia e la sua frequenza aumenta con l'elevarsi del tenore di vita. Dopo i
40 anni, questa malattia colpisce in prevalenza le donne. La causa fondamentale
del diabete mellito è una produzione insufficiente di insulina da parte
del pancreas: ne risultano appunto una diminuita utilizzazione dello zucchero
(glucosio), un aumento della trasformazione del glicogeno in glucosio da parte
del fegato, una iperglicemia, una glicosuria, un aumento della sete e delle
urine. Favoriscono l'insorgenza del diabete mellito l'eredità,
l'obesità e alcune disfunzioni ormonali. Le malattie infettive, i
reumatismi, le malattie nervose e i traumi emotivi possono svelare o aggravare
un diabete preesistente. La guarigione completa è eccezionale, tuttavia
la prognosi del diabete mellito nell'adulto curato correttamente è
eccellente: nel diabetico adulto, la durata media della vita non differisce
sensibilmente da quella del non diabetico.
Rappresentazione grafica dei valori del diabete
GOTTA
Detta anche uricemia o meglio
iperuricemia, è una malattia costituzionale caratterizzata da un eccesso
di acido urico nel sangue, con deposito di urati nel tessuto connettivo,
soprattutto nelle articolazioni. Sintomo principale della gotta sono gli
accessi, o crisi, che diventano a mano a mano più frequenti. L'accesso
gottoso è costituito da un dolore, generalmente notturno, che sveglia
all'improvviso il malato e il più delle volte è localizzato
all'alluce, oppure all'anca, al ginocchio o alla mano. Il dolore, dapprima
lieve, aumenta progressivamente e diventa più acuto di ogni altra
manifestazione artritica; in genere diminuisce al mattino e riprende la notte
seguente, e così per 5-6 notti di seguito, con ricadute progressivamente
meno forti. In corrispondenza dell'articolazione colpita si forma una
tumefazione rossa, lucida, dura ed elastica, dove, cessato l'accesso gottoso, la
pelle si desquama e dà prurito. Durante l'accesso, si ha febbre serale a
38°-39°, l'acido urico nel sangue aumenta e l'eliminazione delle urine
diminuisce.
Spesso l'accesso gottoso è
scatenato da eccessi alimentari o da strapazzi fisici e preceduto da disturbi
digestivi.
Abitualmente, il primo accesso non resta
l'unico e sovente il secondo si manifesta dopo 1-2 anni. Poi gli intervalli fra
un accesso e l'altro si raccorciano gradualmente, altre articolazioni vengono
colpite e la gotta acuta passa alla forma cronica (detta anche reumatismo
gottoso) con deformazioni permanenti delle articolazioni. L'evoluzione della
gotta è generalmente lentissima, ossia dura molti anni. Complicazione
abituale è il danno renale progressivo, con lesioni e insufficienza
renale che possono sfociare nell'uremia. La gotta può anche provocare la
formazione nel rene di calcoli uratici che si manifestano con coliche renali.
Esistono pure forme attenuate o benigne di gotta che non impediscono al malato
di condurre una vita normale.
La gotta colpisce
più di frequente l'uomo (dopo la pubertà o nell'età adulta)
che la donna (verso la menopausa). Spesso si tratta di una malattia ereditaria.
L'eccesso di acido urico che è all'origine della gotta dipende sia dalla
sintesi esagerata di nucleo-proteine da parte del fegato, sia da cibi troppo
ricchi di nucleo-proteine e di purine (carni, frattaglie, ecc.). Non è
però confermato che la alimentazione privilegiata possa predisporre
necessariamente alla gotta.
IPOGLICEMIA
È un insieme di sintomi che si
manifesta in seguito a una diminuzione eccessiva dello zucchero nel sangue,
cioè al disotto di 50 milligrammi per cento. Nella forma benigna, la
sintomatologia è costituita da fame, tachicardia, palpitazioni, tremori,
sudorazione, ansietà. Nella forma grave, i sintomi suddetti sono
più forti e a essi si aggiungono nausea, alle volte dolori addominali,
sincope, diplopia (percezione di due immagini di uno stesso oggetto) e
contrazioni isolate di gruppi muscolari.
Nella
forma più grave, si hanno disturbi psichici, diplopia, nistagmo
(movimenti oscillatori dei globi oculari), afasia (difetto di adattamento della
parola all'idea), perdita della conoscenza, convulsioni. L'ipoglicemia
può essere causata da un eccesso di insulina per tumori benigni o maligni
al pancreas, da disfunzioni ormonali, lesioni epatiche estese, pasti troppo
ricchi di carboidrati, assorbimento troppo rapido dei carboidrati, alimentazione
prolungata a base di proteine e grassi, sforzi fisici violenti, stati
ansiosi.
OBESITÀ
È una disfunzione del ricambio
caratterizzata da un accumulo eccessivo di tessuto adiposo. L'obesità
può essere limitata a un aumento di peso o alla perdita della linea, ma
spesso porta con sé sintomi patologici fra cui i più comuni sono
difficoltà di respirazione dopo uno sforzo, depressione dello stato
generale, dolori alle articolazioni che sostengono il peso eccessivo,
intolleranza al caldo, disturbi digestivi e insonnia. All'obesità si
associano spesso ipertensione arteriosa, insufficienza cardiaca, diabete e, nel
complesso, una morbilità e una mortalità nettamente più
elevate che negli individui non
obesi.
Contrariamente a un'opinione popolare ancora
molto diffusa, è piuttosto raro che l'obesità sia causata da
disfunzioni ormonali. Invece nel 95% dei casi questa malattia è provocata
dall'ingestione di alimenti in eccesso (soprattutto grassi e carboidrati)
rispetto ai bisogni dell'organismo. Bisogna anche tenere conto che esistono
variazioni importanti del ricambio individuale, per cui alcune persone possono
eccedere nell'alimentazione senza ingrassare mentre altre aumentano di peso se
non si sottopongono a una severa limitazione dei grassi e dei
carboidrati.
L'ingestione di alimenti in
quantità eccessiva può essere un'abitudine familiare
(obesità familiare); può essere connessa con una riduzione
dell'attività muscolare (lavoro sedentario, vecchiaia) alla quale non fa
riscontro una diminuzione proporzionale della quantità di cibo;
può derivare da una malattia che abbassa il metabolismo basale o da un
eccesso di insulina nel sangue. Piuttosto frequente è l'obesità
psicogena, cioè dovuta al fatto che alcuni individui sono indotti a
trarre una soddisfazione emotiva o a calmare il loro stato di ansietà con
pasti abbondanti: spesso, infatti, essi cercano nel cibo un «compenso»
alle frustrazioni che subiscono nella vita affettiva familiare, sociale,
erotica, ecc.
SPRUE
È una malattia che di solito
si preannuncia in modo insidioso, con sintomi che possono durare mesi o anni:
disturbi della digestione, diarrea alternata con stitichezza, dimagramento,
stato depressivo. Poi la sprue si manifesta apertamente: la pelle assume una
colorazione brunastra alle mani, al collo e alle gambe, la bocca e la lingua si
infiammano, la diarrea si aggrava con 6-8 scariche al giorno, le feci sono
abbondanti, molli, chiare, pastose, grasse, fetide. Altri sintomi sono vaghi
dolori ossei, anemia, depressione,
irritabilità.
La sprue è causata da
una deficienza di assorbimento dei grassi (e di altri alimenti) da parte
dell'intestino, in seguito a una carenza persistente di alcune vitamine
necessarie per la formazione del sangue (B12 e altri fattori antianemici
contenuti nelle proteine animali), oppure ad alcune malattie
gastro-intestinali.